SECOND CHANCE
(Seconda possibilità)

By Lady Memory

Severus incontra Albus Severus. Il passato ritorna in una forma davvero particolare. La mia risposta alla conclusione dei Doni della Morte.

Questa storia è la traduzione della mia storia originale, scritta in inglese e pubblicata su Fanfiction ormai tanti anni fa. Amiche italiane mi hanno gentilmente torturato per avere anche il corrispettivo nella nostra lingua, e dato che avevano affrontato la lettura originaria col solo aiuto di Google traduttore (qualcosa che non si può descrivere per la bruttezza e la fatica immane che comporta), non ho potuto dire di no.

Ringrazio quindi per l'ennesima volta Chiara53 per la sua insistenza affettuosa. Con lei ringrazio anche tutte le beta di lingua inglese che mi hanno accompagnato nel lunghissimo percorso di stesura dell'originale, e senza il cui aiuto questa storia non sarebbe mai stata pubblicata: DementedLeaf, Duj, Karelia, Xoxphoenix, Morgaine_Dulac, Tearsofphoenix, Pellegrina, Sara, Federica e infine Angelicanight e Tambrathegreat.

Dedicato a DUJ, la cui amicizia è un onore per me, e le cui storie sono come stelle luccicanti in una notte cupa.

E a Severus Snape, che entrambe amiamo con immenso affetto.

Disclaimer: I personaggi ed i luoghi presenti in questa storia non appartengono a me bensì, prevalentemente, a J.K. Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro, ma per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

Preludio

"Ciao Al," disse Hary mentre il figlio lo abbracciava. "Non dimenticare che Hagrid ti ha invitato a prendere il tè venerdì prossimo. Non perdere tempo con Pix. Non sfidare a duello nessuno finchè non avrai imparato. E non farti prendere in giro da James."

"E se divento un Serpeverde?"

Il sussurro era destinato solo a suo padre, e Harry capì che il momento della partenza aveva spinto Albus a rivelare quanto grande e sincera fosse la sua paura.

Harry si accovacciò in modo che il viso di Albus fosse appena sopra il suo. Albus era l'unico dei suoi figli ad aver ereditato gli occhi di Lily.

"Albus Severus," mornorò in modo che nessuno sentisse a parte Ginny, e lei con molto tatto finse di salutare Rose, già sul treno. "Tu porti il nome di due Presidi di Hogwarts. Uno di loro era un Serpeverde e probabilmente l'uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto."

(I Doni della Morte – Epilogo)

Parte I

La preside McGonagall guardò verso l'alto con un'espressione di scusa.

"E' solo per un paio di giorni, Severus," disse gentilmente. "Gli elfi devono ridipingere i muri del mio ufficio. Ma non preoccuparti, tornerai al sicuro al tuo posto non appena avranno finito." La sua voce divenne un sussurro insinuante. "E, naturalmente, questo potrebbe essere il momento giusto per spostare il ritratto di Albus lontano dal tuo. Ti lamenti sempre del fatto che parla troppo…"

Severus Snape, una volta preside di Hogwarts e ora solo un ritratto in una cornice elaborata, ricambiò lo sguardo di Minerva con occhi disgustati.

"Sai che non posso oppormi alla tue decisioni, Minerva. Quindi, sentiti libera di fare quello che ritieni giusto, specialmente per quel che riguarda Albus."

"Ti ringrazio, Severus." L'anziana strega annuì garbatamente mentre un sorriso divertito le illuminava il viso. "Sapevo che saresti stato felice di collaborare…"

Quando aprì gli occhi e si ritrovò nella sua nuova collocazione, Snape ebbe l'impressione di svegliarsi da un lungo sonno. Dopo essere rimasto murato dentro un ufficio per così tanti anni, era piacevole sperimentare finalmente un cambiamento! Si guardò attorno con curiosità. Il corridoio nel quale era stato appeso non veniva usato di frequente. Lui stesso si ricordava di esserci passato solo qualche volta quando era studente. Stava ancora esaminando il posto quando due ragazzi arrivarono di corsa e si fermarono proprio sotto la sua cornice, respirando affannosamente. Il mago li scrutò con attenzione, sentendo il suo sesto senso professionale risvegliarsi in allarme… una sensazione eccitante e famigliare, davvero stimolante dopo tutto quel tempo passato nel limbo noioso della stanza di Minerva.

Allora! Che cosa ci facevano due studenti in quel posto solitario? Inclinò la testa per guardarli meglio. Anche se i loro visi avevano tratti diversi, c'era un'evidente somiglianza tra i ragazzi, e Snape dedusse che fossero parenti: cugini o più probabilmente fratelli. Entrambi avevano i capelli neri, e il più grande era indubbiamente il capo tra i due. Ma guardandoli bene, Snape sentì anche qualcos'altro risvegliarsi nel suo cuore: un'emozione indefinita fatta di sentimenti confusi e amarognoli. Il mago socchiuse gli occhi, cercando di mettere a fuoco quella sensazione.

Non sapendo di essere osservato, il ragazzo più grande posò una mano sulla spalla del più giovane e cominciò a parlare velocemente.

"Adesso tu aspettami qui. Io vado avanti da solo, e quando ho finito, ti faccio sapere. Va bene? D'accordo?" insistette impazientemente di fronte al silenzio rattristato dell'altro.

"Ma perché non posso venire anch'io?" chiese in tono implorante il più piccolo.

"Senti, te l'ho già spiegato. A quelli del primo anno non è permesso partecipare alle selezioni del Quidditch." gli rispose il più grande. Poi, con deliberato sarcasmo, lanciò la sua frecciata. "Vuoi che ti prendano in giro?"

Davanti a quell'argomento, l'altro ragazzo si arrese, seppure a malincuore, e il primo ordinò, "Allora aspettami qui! Non ti muovere!" E in pochi secondi scomparve. Il piccolo sospirò, guardandosi intorno a disagio. Fu in quel momento che Snape avvertì la prima, terribile scossa interiore.

Quegli occhi! Quegli occhi verdi e quei capelli neri… Il ritratto fremette d'angoscia. Era davvero possibile? Davvero la sua vecchia nemesi gli stava ancora davanti, diciannove anni dopo, reincarnata in quel mocciosetto?

Ma poi Snape scosse la testa con un sorriso cinico. Certo, era ovvio! Perché no? Fuori dal castello, la vita andava avanti, ciclo dopo ciclo. La gente si sposava e aveva bambini in continuazione, e questo era probabilmente proprio quello che era accaduto all'odioso individuo a cui stava pensando. Snape sospirò mentre guardava il bambino girellare nervosamente nel corridoio sotto di lui, e una serie di amare considerazioni si fece strada nella sua mente: per sua fortuna, Snape era un ritratto. Grazie al cielo, presto sarebbe ritornato al suo posto nell'ufficio della preside. Se tutto andava bene, non sarebbe stato costretto a vedere un'altra piccola peste insopportabile infestare i corridoi… Anche se il ragazzetto non sembrava poi così detestabile… Un cosino tanto serio e silenzioso… Finalmente, il mago ammise la sua curiosità. Quella faccenda sconcertante meritava un'investigazione approfondita.

"Dunque?" Snape chiese col suo sguardo più intimidatorio.

"Signore?" Colto di sorpresa, il bambino si raddrizzò e arrossì violentemente mentre Severus sorrideva sarcastico. La nuova generazione era davvero facile da spaventare!

Il mago intensificò il suo cipiglio. "Che cosa stai facendo qui?"

Il ragazzino arrossì ancora di più. "Mi spiace, signore. Non sapevo che fosse proibito. Vado via subito."

"Calma, calma, aspetta ancora un momento," disse Snape, leggermente deluso. Quel bambino sembrava così minuto e indifeso! Un bersaglio davvero patetico per il suo sarcasmo… ma negli anni passati , l'apparenza aveva dimostrato di poter essere molto ingannevole, e il mago si incupì al ricordo.

"Sii gentile, giovanotto, rispondi prima ad una domanda," chiese quindi con quel tono pericolosamente soave che i suoi vecchi studenti avevano imparato a temere. "Come ti chiami?"

"Potter, signore," il ragazzo rispose mentre un'espressione preoccupata gli si dipingeva sul viso. Snape si rallegrò dentro di sé. Quindi aveva indovinato! Con un sorriso odioso, l'uomo nel quadro commentò seccamente, "Oh! Davvero incredibile! Finalmente un Potter che conosce l'educazione! Ma vorrei pregarti di essere un pochino più specifico. Qual è il tuo nome, signor Potter? James, suppongo?"

"No, signore," il ragazzo si affrettò a rispondere. "James è mio fratello maggiore e…" Poi spalancò gli occhi verdi, sorpreso. "Come fa a saperlo?"

Ah! Il suo tentativo era andato a segno. Non che fosse poi così difficile. Era sicuro che Harry Potter, prevedibile com'era, avrebbe scelto quel nome per uno dei suoi figli. E mentre il suo sorriso diventava ancora più odioso, Snape replicò con un tono vellutato, "Come faccio a saperlo? Ma perché ho avuto la gioia di conoscere tuo padre e tuo nonno."

Una piccola pausa e poi, come se una forza superiore lo costringesse a completare il suo pensiero, il mago aggiunse a scatti, " E… e… e anche tua nonna."

Poi Snape deglutì, rendendosi conto di quel che aveva appena detto. Come aveva potuto lasciarsi sfuggire qualcosa di così personale? Ma quegli occhi verdi lo avevano letteralmente ipnotizzato, e ormai la sua emozione stava crescendo in modo intollerabile. Com'era sconvolgente pensare che Lily adesso sarebbe stata nonna! Erano passati così tanti anni, ma lei era sempre giovane nei suoi ricordi… Snape abbassò gli occhi per nascondere la sua commozione, e lottò contro le memorie dolorose che gli avevano improvvisamente invaso la mente.

Se lui fosse stato più attento…

Se lei lo avesse ascoltato…

Se l'Oscuro Signore non fosse mai esistito…

Se…

Se.

Dolore e rimpianto bruciavano intollerabilmente nel suo petto. Chiudendo gli occhi, Snape si costrinse a respingere quelle sensazioni strazianti mentre la terza generazione di Potter lo guardava curiosamente, aggrottando le sopracciglia. Poi il ragazzo sembrò illuminarsi.

"Oh!" esclamò. "Ma allora lei deve essere il Professor Snape! Avrei dovuto riconoscerla."

Questa volta fu Snape a restare stupito.

"Come mai conosci il mio nome?" chiese lentamente, anche se aveva già indovinato la risposta.

"Perché me lo ha detto papà!" rispose il bambino, proprio come Snape si aspettava, e il mago fece un sorriso storto. Riusciva ad immaginarsi molto bene Harry Potter che raccontava ai suoi figli la storia del famigerato professore che era stato Mangiamorte, traditore, assassino e spia! Poteva esserci racconto più affascinante per un bambino prima di andare a dormire?

Snape fece un respiro profondo, preparandosi a lanciare un commento sarcastico, ma prima che potesse dire una parola, il ragazzino aggiunse candidamente, "Papà mi ha detto che lei è l'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto."

Snape rimase a bocca aperta. Questa era davvero l'ultima cosa che si aspettava di sentire! Ma il colpo finale arrivò con l'orgogliosa dichiarazione del ragazzo, "Per questo motivo, papà mi ha chiamato come lei!"

"Tu… tu ti chiami… Dillo di nuovo!" L'uomo nel ritratto si sentiva le vertigini. Non poteva essere vero. Questo non poteva essere il figlio di quel Potter.

"Papà mi ha chiamato come lei," ripetè esitando il ragazzino. Come mai il grande mago sembrava così sconvolto? "Forse lei non lo sapeva?" osò chiedere timidamente.

"Signor Potter, mi sembra che tu dimentichi che io sono un uomo molto occupato che non può ricordare tutti questi dettagli irrilevanti!" Snape scattò nervosamente, sbilanciato dalle strane emozioni che gli stringevano il cuore. Gli occhi del bambino si velarono di lacrime, e Snape si sentì bizzarramente colpevole a quella vista. Si affrettò a cambiare soggetto… e tono di voce.

"E in che Casa sei stato smistato?" chiese più benignamente, aspettando con grande curiosità la risposta. Chissà che il fato non gli avesse riservato una piacevole sorpresa, assegnando il figlio di Potter alla Casa che il padre aveva così cordialmente detestato?

Con aria rattristata, il ragazzino abbassò la testa e disse lentamente, "Ecco, il Cappello Parlante aveva deciso Serpeverde…"

Snape sentì una gioiosa eccitazione alla notizia, ma venne immediatamente raffreddato dalla frase successiva.

"Il Cappello ha detto," e il bambino imitò la buffa vocetta del magico strumento, "Almeno un Potter dovrebbe stare a Serpeverde, e tu lo meriteresti più di tuo fratello."

Snape strinse gli occhi. "Ma…?"

Il ragazzo deglutì e sussurrò, "Gli ho chiesto di mettermi in Grifondoro."

Con un sospirone, il bambino alzò due occhi fiduciosi e disse con sincerità disarmante. "Ho dovuto farlo. Papà non sarebbe stato dispiaciuto, lo so, perché mi aveva detto che anche lei, Professore, era un Serpeverde, perciò non c'era niente di male se lo fossi diventato anche io… ma James mi avrebbe preso in giro per sempre…"

"Tuo fratello deve essere proprio un tipo brillante," Snape ringhiò acidamente.

Incerto riguardo al vero significato di un simile commento, il ragazzo fece un sorriso esitante. "Be', sicuramente James è molto brillante!" ammise poi, difendendo il fratello con l'orgoglio del minore per il maggiore. Quindi aggiunse con un po' di sconforto, "Vorrei essere bravo come lui!"

"E' così dotato, James Potter?" Snape indagò, alzando il sopracciglio e pronunciando con un sogghigno quel nome detestabile.

"Tutti dicono che è un genio in Pozioni!" disse il bambino.

Oh! Questa era sicuramente un'altra delle caratteristiche di Lily che era stata trasmessa ai suoi nipoti, anche se evidentemente, non al piccolo… Severus? Di nuovo, Snape sentì una strana emozione mentre associava il suo nome alla creaturina di fronte a lui.

Comunque, l'affermazione del ragazzetto apriva molte interessanti possibilità: tanto per cominciare, il problema che lo affliggeva era facilmente risolvibile. Dopo tutto, Snape era un insegnante. Aveva un'immensa conoscenza che ora giaceva inutilmente immagazzinata nella sua mente.

In secondo luogo, le fatiche professorali di Snape potevano portare a inaspettate soddisfazioni. Come avrebbe reagito Harry Potter scoprendo che Severus Snape era il mentore di suo figlio?

E infine, Snape stava cominciando ad assaporare di nuovo la vita, una sensazione così stimolante dopo la monotonia di tutti quegli anni chiuso in un ufficio!

Perso nelle sue considerazioni, il mago si passò lentamente un dito sottile sulle labbra. "Penso che potremmo fare un patto," disse poi con aria pensierosa. "Tu probabilmente sai che sono stato l'insegnante di tuo padre quando era qui a Hogwarts."

Il ragazzino si illuminò di nuovo. "Zia Hermione dice che papà imbrogliava, perché l'ultimo anno di scuola aveva trovato un libro con un sacco di suggerimenti e quindi aveva voti migliori dei suoi…."

Il bambino sorrise, un sorriso adorabile. "Ma zia Hermione è sempre stata fanatica riguardo alla scuola e ai voti."

Snape ebbe la subitanea visione di una piccola mano impaziente che si alzava e si abbassava continuamente in una classe affollata, e un brivido gli attraversò il corpo. Erano passati tanti anni, ma il ricordo di quella fastidiosa so-tutto-io riusciva ancora ad irritarlo.

"Anche tua zia era una ragazzina notevolmente brillante!" commentò nuovamente con tono acido. "Dunque, quali sono le tue difficoltà?"

Il ragazzo si imbarcò in una spiegazione esitante a proposito dell'uso degli strumenti più adatti a miscelare correttamente gli ingredienti e a mantenere il fuoco sotto il calderone alla temperatura giusta. Snape ascoltava attentamente, sentendo una strana nostalgia dentro di sè. La sua esistenza ormai era racchiusa dentro una tela, ma il suo cuore batteva sempre più vigorosamente ad ogni nuova parola del ragazzo.

"Bene, in fondo non vai così male," si scoprì a dire in tono inaspettatamente incoraggiante. "Hai capito le basi, che sono la cosa principale. Adesso hai solo bisogno di pratica - dopo tutto, sei ancora un principiante – e qualche buon consiglio da parte di un esperto."

Il bambino guardava ansiosamente verso il ritratto e Severus improvvisamente sorrise, un sorriso stranamente paterno. "Ti piacerebbe se ti dessi qualche lezione?"

"Wow!" Il ragazzino fece un fischio leggero di apprezzamento. "Mi scusi, signore!" si corresse immediatamente dopo con simpatica spontaneità. "Sarei felicissimo se mi insegnasse! Ma… se James poi trova da ridire?"

James Potter! Anche se ora era solo un ritratto, Snape si sentì sfidato, come se il suo antico compagno di scuola fosse ricomparso sotto le spoglie di quel ragazzo che aveva lo stesso nome odioso e di cui Snape non sospettava minimamente l'esistenza fino a qualche minuto prima. Forse la vita gli stava offrendo una seconda possibilità, un modo di prendersi la rivincita? Un piacere tetro si diffuse nelle sue vene mentre immaginava un altro James Potter confrontarsi ancora una volta con un Severus… e questa volta perdendo ignominiosamente.

Guardando il bambino dritto negli occhi, Snape replicò, "Ti ho offerto un aiuto, ma questo non significa che tu debba pubblicizzare la faccenda. In queste cose, cerca di essere Serpeverde come ti avrebbe voluto il Cappello."

Ma poi Snape osservò quel viso innocente che ricambiava il suo sguardo con tanta fiducia e scosse il capo, irritato con sé stesso. "Non importa, Potter. Vedi di non parlare del nostro accordo a tuo fratello. Ti aspetto qui domani pomeriggio alle cinque. Cerca di essere puntuale. E ricorda, se non potessi venire, sei gentilmente pregato di farmelo sapere perché il mio tempo…."

Si rese conto che stava dicendo qualcosa di assurdo, ma continuò a parlare mantenendo un'espressione impassibile: il ragazzo doveva rispettare il suo insegnante, anche se questo era solo un ritratto.

"Perché il mio tempo è limitato," concluse quindi un po' goffamente.

"Grazie, signore!" Il ragazzino stava letteralmente irradiando gioia. Sentendosi stranamente commosso, Snape alzò la mano in un gesto condiscendente.

Poi sentirono un rumore di passi e, inaspettatamente, il ragazzo più grande - James Potter, come aveva ormai capito Severus - ricomparve nel corridoio.

"Al!" chiamò con voce estremamente eccitata. "Al! Ce l'ho fatta! Sono il nuovo portiere dei Grifondoro! Non vedo l'ora di scrivere a papà la notizia!"

Al?

Snape si sentì tradito. Non aveva detto il bambino che il suo nome era Severus? Ma prima che potesse chiedere spiegazioni, Al esclamò gioiosamente, "E' James! Ci vediamo, Professore!" e scappò a raggiungere il fratello.

Subito dopo, un'altra sconcertante sorpresa colpì spiacevolmente il mago.

"Ciao, zio Albus!" il bambino salutò affettuosamente un altro ritratto, agitando la mano mentre gli passava davanti. Snape spalancò gli occhi. Sul muro davanti al suo, appena pochi passi più in là, Albus Dumbledore sorrideva mite, con gli occhi che luccicavano allegramente dietro gli occhiali a mezzaluna.

I due maghi si squadrarono in silenzio finchè i ragazzi non furono fuori vista. Poi Snape chiese freddamente, "Zio Albus?"

Il mago più anziano si strinse nelle spalle. "Il suo nome completo è Albus Severus… e io ho sempre desiderato un nipotino. Perché non lui?"

Il mago più giovane assunse un'espressione offesa, e Dumbledore non riuscì a frenare una risatina divertita. "Deluso, Severus? Non dovresti. Dopo tutto, ha anche il tuo nome. E avrebbe potuto essere in Serpeverde, da quel che ho sentito."

Snape capì che Dumbledore aveva ascoltato la loro conversazione, e si sentì immensamente stupido. Poi si sentì assurdamente geloso. E finalmente si rese conto che ancora non sapeva davvero perché Harry Potter aveva scelto Severus come secondo nome per suo figlio. A quel punto, si sentì anche estremamente curioso.