Enveloped Souls

Disclaimer: Harry Potter appartiene a J. K. Rowling.
Warnings: Rating Rosso per contenuti forti (violenza, torture, sesso)

1. A Matter of Trust.

Il cielo su Hogsmeade era scuro e carico di pioggia. Tuoni e lampi continuavano a illuminare il manto nuvoloso e a disturbare il riposo già precario degli ormai pochi abitanti. Era notte e i negozi erano chiusi ormai da ore, non che i negozianti si preoccupassero ancora di sollevare le serrande. Il desiderio di vivere era troppo e non valeva la pena rischiare per poche monete.

Il piccolo villaggio era stato quasi raso al suolo e per strada ormai potevi vedere solo Mangiamorte, incappucciati e con le loro bacchette in mano pronte a far fuoco al minimo rumore, intenti nella loro ricerca al famoso Harry Potter. Solo tre persone si trovavano in giro per il piccolo villaggio magico quella notte, nascoste tra le ombre di mura scrostate e alberi ormai troppo anziani per dare vita.

Severus Piton vagava ormai senza sosta da giorni, stanco e bisognoso di una doccia e di un confortevole letto, sempre alla ricerca del famoso Trio. Solamente, le sue motivazioni erano l'opposto di quelle dei Mangiamorte suoi compagni. Sapeva che almeno due dei tre ragazzi si trovavo lì, sapeva che erano vicini. Il suo fiuto non sbagliava mai, non aveva mai sbagliato in sei anni in cui era stato loro insegnante e li avrebbe trovati anche questa volta.

Doveva trovarli. Almeno uno di loro.

Cercava con crescente disperazione i capelli cespugliosi della Granger. Voleva la Granger. Dopo tanto ponderare aveva deciso. Voleva la Granger. Aveva bisogno della Granger. Doveva trovare la Granger. Non poteva servire Potter su di un piatto d'argento al suo Signore. Per quanto gli dolesse ammetterlo, il ragazzo era prezioso. La profezia parlava chiaro. "Ecco giungere il solo con il potere di sconfiggere l'oscuro Signore…nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese…l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto…e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive…il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese". Solo in pochi sapevano quanto davvero quella profezia fosse importante, Severus Piton era uno di quei pochi e non c'era giorno in cui quelle parole non gli risuonassero per la testa. Harry Potter doveva rimanere al scuro, a tutti i costi, e qualcosa dentro di lui gli diceva che in quel momento il ragazzo non stava camminando i sentieri del villaggio di Hogsmeade.

Rimanevano solo in due quindi. Weasley e Granger.

Avvicinare quell'imbecille di Weasley era sicuramente la cosa più semplice, ma convincerlo a fare ciò che era necessario era quasi impossibile. Quel ragazzo era sempre stato duro di testa, fin da quando era piccolo. Più duro di Potter, forse. Il che lasciava a Severus Piton una sola ed unica possibilità. Hermione Granger.

L'unica capace di pensare, capace di pensare a fondo. Severus Piton era sicuro che se fosse riuscito ad acchiappare la ragazza da sola, sarebbe anche riuscito a convincerla a seguire il suo piano. Se per caso non ci fosse riuscito, allora l'avrebbe presa in ogni caso. Aveva bisogno della Granger. La Granger, comunque, era l'unica che poteva in qualche modo sperare di salvare. Come, non era ancora sicuro, ma sapeva di poterlo fare. L'ultima mano rimaneva sempre quella del suo Signore.

Il Trio d'oro non poteva permettersi di perdere uno dei suoi membri, nemmeno Weasley per quanto fosse per la maggior parte inutile, ma Granger..Granger era sacra. Granger serviva viva. Doveva trovare un modo per portarla via dal Malfoy Manor, salva se non anche completamente sana. Purtroppo Severus Piton non aveva più molto tempo, doveva trovarli. Doveva trovarla. Sapeva che gli altri Mangiamorte erano vicini e il Trio nelle mani di Bellatrix non poteva reggere a lungo.

Doveva trovare Hermione Granger e rispedire Weasley da Potter. Subito.

L'improvvisa apparizione della inconfondibile forma dei suoi capelli dorati contro una parete di pietra poco più in fondo apparve a Severus Piton come un dono divino, a lui che non aveva mai pregato Dio né Merlino.

Hermione Granger vagava per Hogsmeade cercando di fare sua ogni singola ombra le capitasse davanti. Doveva rimanere nascosta. Non poteva permettersi di farsi acchiappare. Si trovava lì per un unico motivo: raccogliere nuove provviste. Chi meglio di lei quando vi era il bisogno di rubare? Le sue esperienze ad Hogwarts presso il ripostiglio delle scorte del Professor Piton le tornarono in mente tutte in una volta. Una piccola Hermione con i capelli arruffati e gli occhi luccicanti carichi di emozione lottando contro il tempo all'interno di quell'armadio gremito di ampolle dai mille colori alla ricerca degli ingredienti per la creazione della Pozione Polisucco. Hermione non dimenticherà mai il respiro che le si bloccò in gola quel giorno alla vista di quello spettacolo meraviglioso. Solo in altri due episodi poteva ricordare di aver sentito quel colpetto proprio all'altezza del suo cuore, ed entrambi erano avvenuti proprio ad Hogwarts. Il suo ingresso nella Sala Grande il suo primo giorno nella Scuola di Magia, e la prima gita nell'immensa libreria, diventata poi il suo rifugio durante sei lunghi anni.

Questa volta, però, era tutto diverso. Quei giorni erano definitivamente finiti. Niente più pranzi in Sala Grande. Niente più lezioni su materie affascinanti. Niente più punti assegnati e tolti alle Case. Niente più tè in compagnia di Hagrid. Niente più sere passate in libreria a leggere.

Niente più gite ad Hogsmeade.

E ora ad Hogsmeade si trovava, ma di certo non per divertirsi. Aveva bisogno di nuove scorte. Di cibo e di medicinali. Ciò che aveva portato con sé prima di partire alla ricerca degli Horcrux insieme ad Harry e Ron era andato quasi del tutto perduto. Come, ancora non se lo riusciva a spiegare. Avevano piantato una tenda all'interno dell'immensa Foresta di Dean. Avevano lanciato qualsiasi incantesimo di protezione da loro conosciuto per evitare intrusioni. Avevano preso tutte le precauzioni possibili per stare tranquilli.

Eppure non era bastato. Qualcosa era andato storto.

Per questo motivo Hermione si faceva strada verso l'Apoteca cercando di rimanere nascosta. Ron aveva insistito per accompagnarla, nonostante le sue proteste che non era assolutamente necessario. Avrebbe preferito che Ron rimanesse insieme a Harry. Harry aveva bisogno di protezione, non lei. Sapeva che i Mangiamorte si aggiravano per il villaggio. Sapeva che li stavano cercando, ma l'importante era tenere Harry vivo. Avevano bisogno di Harry. Solo lui poteva sconfiggere Voldemort. Solo lui.

Hermione era sempre stata una ragazza sincera. Sincera, analitica e realista. L'infatuazione di Ron nei suoi confronti stava creando problemi, e lei lo sapeva. Anche Harry lo sapeva. L'unico che sembrava non accorgersene era proprio il diretto interessato. Hermione aveva avuto una cotta per Ron per anni, l'anno precedente era stata gelosa della sua storia con Lavanda, era stata immensamente contenta quando i due si erano lasciati, ma ora non era il momento. Non era il momento per l'amore. Tanto meno non era il momento per sprecare il loro tempo, prezioso, in stupide cotte. Dovevano proteggere Harry. Dovevano aiutare Harry.

Quando Voldemort sarà sconfitto allora sì, potranno anche pensare all'amore.

Hermione camminava lentamente e silenziosamente con la sua schiena pressata contro la parete. Le foglie di un grande albero creavano un'ombra abbastanza ampia da proteggere la sua camminata da sguardi non graditi. O almeno così lei pensava.

E sperava.

Ma evidentemente non era così fortunata.

L'ingresso dell'Apoteca era vicino. Lo vedeva. Hermione si guardò attentamente in giro prima di abbassarsi e staccarsi dal muro alle sue spalle. Si muoveva velocemente, quasi a quattro zampe, lungo il terreno sporco.

Hermione non riuscì a fare che tre passi prima che due forti braccia la afferrassero e un corpo la spingesse contro la parete di un vicolo stretto e buio. La testa sbatté violentemente con la pietra mentre una mano dalle lunghe dita callose si chiudeva contro le sue labbra a soffocare un grido mentre un corpo robusto premeva contro il suo.

Hermione Granger dentro di sé voleva morire.

Si era fatta acchiappare. Aveva rovinato tutto.

La testa le faceva male. La guancia contro il muro sembrava quasi bruciata contro le ruvide e sporche pietre. La mano che prima stringeva la sua bacchetta si trovava ora dietro la sua schiena, stretta nella morsa di forti dita maschili.

Ne era sicura, Hermione. Si trattava di un uomo.

E il suo profumo. Il suo profumo sembrava quasi familiare. Non riusciva perfettamente a dare un volto a quell'uomo, ma sapeva di conoscerlo, e quello in qualche modo le faceva ancora più paura. Lei si muoveva, si agitava, cercava in ogni modo di voltarsi e capire chi fosse l'uomo che la teneva in ostaggio, capire dove si trovasse Ron.

Oh Dio Ron! Per favore fai che non gli sia capitato nulla di grave!

"Oh mi dispiace tanto, Granger, non era mia intenzione far del male al tuo piccolo e fragile corpicino!" ringhiò ironica la voce alle sue spalle. I suoi occhi si allargarono dalla paura. Conosceva quella voce. La conosceva bene. Erano mesi che non la sentiva ma non avrebbe mai potuto dimenticarla, nemmeno se avesse voluto.

Severus Piton.

"Hrrirghr!" strillò cercando di divincolarsi, ma la presa era troppo stretta, e ogni parola, ogni urlo, ogni richiesta di aiuto, uscivano camuffate dalla sua bocca. Hermione non sapeva che cosa fare.

Devi calmarti, Granger. Devi calmarti. Si ripeteva queste frasi come un mantra. Chiuse gli occhi e respirò a fondo. Calmati. Cercò di rilassare ogni singolo muscolo del suo corpo, cercò di non pensare al luogo in cui si trovava e alla persona con cui si trovava. Cercò di non pensare a Ron. E ad Harry. Cercò di non pensare alla sua famiglia. In qualche modo riuscì a rallentare il ritmo del suo battito cardiaco, così come il suo respiro, e con immensa sorpresa si accorse che anche lui aveva allentato la presa. Ancora, però, non poteva fare nulla. Sapeva di non avere nessuna chance contro il suo ex Professore.

Contro il traditore.

"Granger Granger, ammetto di essere contento di averti trovata. Ti ho cercata a lungo, sai?" disse, il fiato caldo, a momenti bollente, contro la pelle sensibile del suo orecchio. Le sue labbra quasi sfioravano leggere il piccolo lobo. Un brivido, freddo come tanti piccoli cubetti di ghiaccio contro la sua spina dorsale, si insinuò contro la sua pelle e ad Hermione quella sensazione non piaceva per niente.

In qualche modo sembrava sbagliata.

Stava ancora mettendo a fuoco quelle sensazioni quando con un colpo secco si trovò voltata, faccia a faccia con Severus Piton, i loro corpi stretti l'uno contro l'altro. Tra di loro solo un filo d'aria. I loro occhi si incontrarono immediatamente e per un attimo ad Hermione sembrò di non averli mai visti, per un attimo le sembrò di non aver mai visto quell'uomo. Severus Piton era sempre lo stesso, pelle pallida, occhi scurissimi e immensi, naso adunco, capelli neri e oleosi, ma in qualche modo sembrava un'altra persona. Quando lui, senza perdere nemmeno per un attimo il contatto visivo, lasciò cadere la mano dalla sua bocca, la ragazza si sentì libera. Non sapeva dare una spiegazione a quel suo sentimento, ma si sentiva libera. Non riusciva nemmeno ad urlare. Voleva farlo, era la cosa giusta da fare in quel momento, ma non lo faceva. Rimaneva zitta e continuava ad osservare quell'uomo che aveva conosciuto per sei anni ma che in realtà non conosceva affatto.

Hermione era calma. Rilassata. Non riusciva nemmeno a ricordare l'ultima volta in cui si era sentita in quel modo.

"Non ti voglio far del male, Granger." le disse lui interrompendo il silenzio e la sua linea di pensiero.

"Non è vero." bisbigliò lei con voce piccola, quasi avesse perso la voce tutta in una volta.

"E' vero." continuò lui, il suo viso sempre impassibile.

"Mi lasci…" bisbigliò ancora. "Mi lasci…" continuava, ma l'uomo sembrava come se stesse continuando a spingere verso di lei. Sempre più vicino. Sempre più vicino. No, quella situazione era sbagliata. Qualcosa nella testa di Hermione scattò, improvviso ed esplosivo, e lei riprese ad urlare a pieni polmoni, dimenandosi. "Mi lasci! Mi levi le mani di dosso, brutto schifoso pezzo di - "

"Ai ai ai Miss Granger, questi anni in mezzo ad una marmaglia di giovani di sesso maschile deve averti condizionato. Non eri così appena arrivata ad Hogwarts…piccola, indifesa e con la tua copia di Storia di Hogwarts stretta contro il petto." disse, la voce morbida come velluto di prima classe.

"Mi lasci!" urlò ancora, lanciandogli calci sugli stinchi. Hermione Granger non si era mai arresa e non si sarebbe arresa ora.

"Credo che questo non sia possibile."

"Aiuto!"

"Oh è inutile che gridi Granger. Non può sentirti nessuno, nemmeno Weasley." rispose tranquillamente, come niente fosse, con quella fastidiosa nota di scherno nella voce che lei aveva imparato a conoscere sin dalla sua prima lezione. Hermione non poteva dimenticare il suo discorso il primo giorno di Pozioni. "Non ci saranno sventolii di bacchetta o stupidi incantesimi in questo corso. Come tale, non mi aspetto che molti di voi apprezzino la sottile scienza e l'esatta arte del preparare pozioni, comunque ai pochi, scelti dal fato,che possiedono la predisposizione, io posso insegnare come stregare la mente, irretire i sensi…posso dire come imbottigliare la fama, approntare la gloria, e finanche mettere un fermo alla morte". Con quel discorso, con quelle poche parole ben piazzate, ci aveva totalmente stregati, Non era possibile non stimare un uomo come Severus Piton, nonostante il suo comportamento brusco e sgradevole. Tutti lo conoscevano. Tutti sapevano che era un mago molto potente. Le cose però erano cambiate. Hermione non era più una bambina di 11 anni e Piton non era più l'arcigno Professore, il più grande incubo di tutti gli studenti. Hermione era una giovane donna pronta a sconfiggere il Male e Severus Piton il traditore assassino, servo del Male.

"Che cosa gli ha fatto?" disse dura stringendo i denti. Non si voleva mostrare debole, non davanti a lui. Non aveva più paura di lui. Da molto tempo la paura era stata rimpiazzata dall'odio.

"Oh niente di cui devi preoccuparti, di lui parleremo più tardi."

"Non voglio parlare con lei! Mi lasci andare!"

"Basta Granger!" tuonò spazientito l'uomo portando una mano alla gola della ragazza e stringendo forte sulla trachea. L'aria le mancò immediatamente. "Taci e ascoltami, abbiamo poco tempo. Stanno venendo a prenderti, sanno dove sei e nulla li potrà fermare questa volta. Puoi andare con loro e morire Granger, o fidarti e venire con me. Vuoi vivere, Granger? Vuoi aiutare Potter a sconfiggere il Signore Oscuro? Vuoi poter prendere i tuoi M.A.G.O., trovare un lavoro e mettere a disposizione il tuo cervello per migliorare la nostra società, crearti una tua famiglia, prendere marito e avere magari tanti piccoli insopportabili So-Tutto in giro per la casa?" domandò serio con una lieve traccia di fastidio nella voce. "Vuoi un futuro, Granger? Se la risposta è sì allora devi fidarti di me e fare come ti dico."

"Mi lasci andare! Mi lasci, schifoso - " cercò di urlare, ma ciò che uscì non era altro che un basso soffio d'aria.

"Sta' ferma!" ringhiò ancora, sempre più infastidito, ma allentò un poco la presa sulla sua gola, tanto da far parlare la ragazza. Niente di più, niente di meno. Severus Piton non era un uomo che faceva regali. Non più.

"Lei ha tradito l'Ordine! Noi ci fidavamo di lei!" gridò Hermione, gli occhi gonfi di lacrime. Lei però non voleva piangere. Non in quel momento. Non di fronte a lui. Non di fronte a un Mangiamorte.

"Oh non farla drammatica, Granger!" disse facendo gli occhi storti e portandoli al cielo.

"Dovrei fidarmi dell'assassino di Albus Silente!?" esclamò Hermione ridendo istericamente. Seriamente, non era ciò che l'uomo le stava chiedendo, vero? La cosa era del tutto assurda.

"Sì." Rispose in modo serio e composto l'uomo di fronte a lei. Il suo viso non tradiva nessuna emozione. Hermione non lo sapeva ma là dentro c'era un mare in tempesta in quel momento. Severus Piton non era mai riuscito a perdonarsi nessuno dei suoi peccati e mai sarebbe riuscito a perdonarsi, ma l'uccisione di Albus Silente..gli occhi carichi di calma, e allo stesso tempo di disperazione, del suo caro amico se li sarebbe portati con sé per sempre, sin giù nella sua tomba.

Se solo un giorno fosse riuscito ad avere la sua propria tomba.

Anche di quello Severus non era sicuro.

Non era più sicuro nemmeno di meritarsela una tomba.

"Spero che lei stia scherzando!" strillò sconvolta, gli occhi dilatati e il respiro affannoso a causa della mano ancora sulla sua trachea.

"Non sto ridendo, Granger."

"Perché dovrei fidarmi di lei?"

"Perché è l'unica opzione che hai."

"Non è l'unica opzione che ho! Potrei scappare e - "

"Ti troveranno ugualmente, e questo lo sai bene." la interruppe lui. Non poteva fidarsi di lui. La cosa era fuori discussione.

"Allora li affronterò! So duellare, riuscirò a liberarmi di loro." Affermò sicura di sé sollevando il mento e sfidando lo sguardo del suo ex Professore.

Mesi fa non avrebbe mai osato fare una cosa del genere.

Le cose non erano più le stesse.

"Oh non farmi ridere, Granger, per favore! Cosa credi di fare? Usare le tecniche imparate con Allock al corso di Difesa al secondo anno?" disse Piton quasi ridendo, il sopracciglio sollevato in segno di derisione.

"Perché no?"

"Perché sai benissimo che non stendi una chance contro un gruppo di Mangiamorte." terminò serio con aria di finalità.

"E cosa dovrei fare, venire con lei? Chi mi dice che questa non sia tutta una farsa e che lei invece mi porterà dritta dritta da Lui? Lei è un Mangiamorte!"

"Ti porterò dritta dritta da Lui, ma io posso prometterti qualcosa che nessun altro può, Granger."

"E sarebbe?" chiese Hermione a testa alta. Se avesse potuto si sarebbe messa di fronte a lui a braccia conserte, o con le mani sui fianchi a perfetta imitazione di Molly Weasley.

"Farti uscire di lì viva."

"Come faccio a fidarmi?"

"Sei ancora viva." Rispose lui semplicemente, senza alcuna traccia di sarcasmo nella sua voce. Hermione rimase un po' interdetta quando all'improvviso l'uomo abbassò la mano che si stringeva la sua gola sino a portarla a restare delicatamente sul suo avambraccio. Lei osservò tutto il movimento attentamente. Sinceramente non capiva. Non capiva più l'uomo che le stava di fronte. Era in tutto e per tutto il suo Professore di Pozioni, eppure tutto l'opposto.

"Solo perché vi servo." rispose con voce tramante deglutendo sonoramente e tornando poi a focalizzare la sua attenzione sul suo viso e non sulle sue mani sul suo corpo o sulla sensazione data dall'avere quell'uomo schiacciato contro di sé.

"A ben poco, se vuoi proprio saperlo."

"Cosa volete da me, allora?" chiese desiderosa di sapere il perché di tutta questa conversazione, desiderosa di sapere perché era ancora viva e non distesa immobile con gli occhi spalancati e quella lucina verde nelle iridi ormai prive di alcuna vita.

"Usarti come mezzo per arrivare a Potter."

"E io dovrei venire con lei? Lei è pazzo!"

"Probabilmente sì, ma ti sto offrendo un'opportunità. Vieni con me, Granger."

"Lei ha ucciso Silente." ripeté ancora.

"Qualcuno doveva farlo." rispose con il suo solito tono di voce, ma c'era qualcosa nei suoi occhi. Qualcosa che Hermione Granger non riusciva bene a comprendere, o forse semplicemente si trattava di qualcosa che non aveva mai visto negli occhi di quell'uomo sempre così impassibile. Poteva essere tristezza? Poteva essere compassione?

Disprezzo nei propri confronti?

Senso di colpa?

Paura?

Un mix di tante emozioni tutte insieme? Negli occhi di un uomo conosciuto per la sua insensibilità?

Hermione non riusciva a crederci ma tutto quello era lì e in qualche modo lei non riusciva più a gridargli contro, non riusciva più ad accusarlo. L'uomo era colpevole ma Hermione sapeva che doveva esserci qualcos'altro. Per forza. Non poteva ancora fidarsi di lui, naturalmente non poteva, ma una vocina nella sua testa gli sussurrava di ascoltarlo e di seguirlo. Il fatto che quella vocina assomigliasse pericolosamente a quella dello stesso Albus Silente, però, le dava i brividi.

"Come ha potuto? Lui si fidava di lei." disse cercando di trattenere la rabbia. Voleva solo capire in quel momento. Non doveva urlargli contro. Doveva ascoltarlo e basta.

"Decidi in fretta Granger, manca poco prima che siano qui."

"Non posso fidarmi di lei."

Non ancora, almeno. Forse mai.

"Granger se non accetterai di tua volontà verrai in ogni caso insieme a me, quindi ti conviene tacere e accettare senza fare tante storie."

Vivere o morire.

Mi aspettavo che mi uccidesse immediatamente, invece sono ancora qui. Mi vogliono usare per prendere Harry. Sono solo una preda, poi mi uccideranno. Il Professor Piton però ha detto che non mi lascerà morire. Il Professor Piton ha ucciso il Preside Silente. Il Severus Piton che conoscevo però non mostra emozioni, e tantomeno quelle che ho visto nei suoi occhi.

"D'accordo." disse alla fine, ancora un po' riluttante, osservando attentamente il viso dell'uomo alla ricerca di qualche cambiamento. Nessuna emozione passò attraverso il suo volto in quel momento. "Ma non mi sto fidando di lei."

"E' da capirsi. Non importa, mi serve solo che apri bene le orecchie e che mi ascolti."

"Sono qua."

"Tutte le voci che puoi aver sentito sui Mangiamorte sono vere quindi aspettati il peggio da questa giornata."

"Parla come se lei non fosse uno di loro."

Hermione sapeva che sul suo avambraccio sinistro vi era il Marchio Nero, lo sapeva bene. Sapeva che quest'uomo era lo stesso che aveva varcato il portone dell'aula di Pozioni con un mantello che gli sventolava alle spalle. Eppure, in quel momento, c'era qualcosa che non quadrava.

"Avevo 16 anni quando ho preso il Marchio, Granger, ma non sono mai stato un Mangiamorte modello."

"Perché mi sta dicendo questo?"

"Perché devi capire."

"Capire cosa?"

"Le domande possono aspettare, ora devi starmi a sentire. Quando sarai sana e salva allora potrai fare tutte le domande che vorrai…so già che mi pentirò di averlo detto." aggiunse come un secondo pensiero, un po' tra sé e sé.

"D'accordo. Cosa devo fare?"

"Innanzitutto bere questa." Ordinò l'uomo tirando fuori dalla sua pesante veste una piccola ampolla di vetro colma di un quasi trasparente liquido verde.

Note.

Ecco per voi una nuova fan fiction! Sì lo so che vi avevo detto che non avrei pubblicato sino a quando non avessi terminato The Key To My Heart ma proprio non ce la facevo ad aspettare! La storia sarà molto differente dalle altre che ho scritto e sono contenta di aver cambiato un po' genere..non è che solo alle Scale piace cambiare!
Penso che ogni tanto sia necessario mettersi in gioco e uscire dai proprio sicuri confini e con questa FF è proprio ciò che sto facendo o che almeno vorrei fare. Per questa storia torno a scrivere "in lungo", niente più stile "Iliade" che voi amate tanto ma spero apprezzerete comunque lo sforzo che sto facendo per creare qualcosa di nuovo e di diverso.

La storia è ambientata più o meno all'inizio del 7 Libro ma come vedrete le cose che succederanno saranno molto differenti da ciò che ha scritto J. e alcuni elementi Canon all'originale che inserirò accadranno comunque in un modo differente quindi non venite a lamentarvi con me che le cose non coincidono con i libri della Rowling! XD

Da un po' di tempo ho iniziato a leggere fanfiction in inglese e gli autori stranieri, diversamente da noi, ne scrivono a bizzeffe di storie come quella che vi sto proponendo e io personalmente le AMO! Se c'è qualche lettore a cui piacerebbe iniziare a leggere in Inglese ditemelo subito che vi mando una bella lista di ff da leggere :)

Mi dispiace davvero tanto per i miei lettori minorenni che non potranno riuscire a leggere questa storia a causa del suo rating rosso, in ogni caso la pubblicherò presto anche su dov'è possibile leggerla anche se non si è registrati.

Bè chiudo! Spero che il primo capitolo vi piaccia e che vi sproni a leggere anche i successivi :)
In quanto questo è un NUOVO MONDO anche per me, non solo per voi, le RECENSIONI sono più che GRADITE. Credetemi mai come in questa fanfiction ho bisogno di sapere cosa ne pensate e cosa va bene e cosa male, quindi non siate tanalle e recensite ahahahah :) Vi voglio bene!

Un bacione,
Disincanto294