Capitolo 1
Robby era esausto. La bocca e il naso sporchi di sangue per la disidratazione. Dopo la caduta accidentale di Miguel non aveva smesso di correre. Senza una vera meta, perché ora non aveva più un posto dove andare. Non aveva più nessuno da cui andare. Aveva perso tutto in un solo giorno. Non più il suo sensei e padre acquisito Larusso, non più la sua ragazza, ma soprattutto aveva perso definitivamente il suo vero padre. Johnny non avrebbe mai perdonato al ragazzo l'incidente di Miguel. E Robby in cuor suo sapeva che la situazione sarebbe degenerata ancora di più. Era odiato dai ragazzi del Kobra Kai a tal punto che sicuramente lo stavano già accusando di tutto. Che è stato lui ha cominciare la lite, che stava molestando la ragazza di Miguel, che ha volutamente spinto Diaz giù dalla rampa delle scale... Robby sapeva che la cosa giusta da fare era recarsi alla prima stazione di polizia e consegnarsi, ma aveva paura. Non tanto di finire in carcere, ma del giudizio impietoso e dello sguardo pieno di odio dei Larusso e di suo padre. Aveva perso la madre in un modo orribile e ora non aveva più nessun altro. Era solo e non era amato. Questa consapevolezza lo terrorizzava fin nelle viscere. Si rifugiò in un vicolo lungo e stretto. Non conosceva il quartiere, ma faceva persino più schifo di quello dove abitava lui. Il puzzo che veniva dai tombini e dai cassonetti dell'immondizia, mescolato alla corsa e al senso di colpa fecero venire i coniati di vomito al ragazzo. Robby sputò acidi e sangue. Non aveva ancora versato una lacrima nonostante il dolore per il male che egli stesso aveva causato alle persone a lui più care. Arrivarono quando notò il disegno di un bambino. Così simile a quelli che faceva lui da piccolo e che regalava ai suoi genitori. Si domandava se li aveva già bruciati tutti. Se aveva rotto e buttato via le poche foto che aveva di lui da piccolo. La risposta nella sua testa era SI, lo ha fatto. Non doveva rimanere più nulla di lui, nemmeno il più piccolo ricordo. Robby si sporse leggermente in avanti e si chiuse a riccio. Rimase in quella posizione per molto tempo. I lampioni lungo le strade cominciarono a sfrigolare. Keene li guardò e gli scappò una risatina. Persino quel quartiere di merda aveva qualcosa che illuminava le strade. Dentro di se sentiva il buio più totale. A destarlo dai suoi pensieri furono una ragazza più o meno della sua età che lo guardava fredda e impassibile, un povero senza tetto che urlava terrorizzato e un uomo che cerva di derubare il barbone. Corse verso l'uomo agonizzante. Il poveretto aveva un coltellaccio piantato nella pancia. Robby estrasse l'arma e subito dopo si ritrovò ammanettato.
"Non sono stato io" gridava. "NOOO"
Robby cercava con lo sguardo la ragazza di prima. Era sicuro che lo aveva seguito, Lei poteva confermare il suo alibi. Ma non c'era più nessuno... in apparenza. La giovane lo aveva guardato tutto il tempo nascosta dietro a un cassonetto. Quando l'auto della polizia portò via Robby, l'aggressore tornò nel vicolo.
"Ottimo lavoro" disse la ragazza. Poi prese il cellulare: "Lo abbiamo preso".
"Ben fatto" rispose la persona chiamata.
"Ho una richiesta".
"Dimmi pure".
"Nella scuola di quel ragazzo credo ci sia un altro potenziale operativo. Non sono sicura però. Vorrei avere carta bianca".
"Fai pure bambina mia, mi fido del tuo intuito".